Il caso Braibanti

Il caso Braibanti

dal 18 marzo al 2 aprile 2023

s 18 | d 19 | m 21 | m 22 | g 23
v 24 | s 25 | d 26 | m 28  
m 29 | g 30 | v 31 marzo
s 1 | d 2 aprile

orari: martedì, mercoledì, giovedì h 20  
venerdì, sabato h 21  
domenica h 19


di Massimiliano Palmese
regia Giuseppe Marini
con Fabio Bussotti e Mauro Conte
musiche composte ed eseguite dal vivo da Mauro Verrone
responsabile tecnico Nicola Santamato
disegno luci Gianni Colapinto
produzione Compagnia Diaghilev

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posto unico non numerato € 10,00

Questo spettacolo fa parte della rassegna

Descrizione

Nell’ottobre del 1964 venne depositata alla Procura della Repubblica di Roma una denuncia contro il piacentino Aldo Braibanti, ex-partigiano torturato dai nazifascisti, artista, filosofo e mirmecologo (studioso delle formiche). L’accusa era di “aver assoggettato fisicamente e psichicamente” il ventunenne Giovanni Sanfratello. In realtà il ragazzo, in fuga da una famiglia tradizionalista e bigotta, aveva deciso di seguire le sue inclinazioni ed era andato a vivere a Roma con Braibanti. Non riuscendo a separare la coppia, il padre di Giovanni denunciò l’artista-filosofo con l’accusa di plagio. Il processo a Braibanti si aprì il 12 giugno 1968, mentre infiammava la contestazione e i giovani di tutto il mondo chiedevano a gran voce più ampie libertà. In molti si ribellarono a questa ingiustizia. Dalle colonne dei giornali in favore di Braibanti intervennero Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante, Alberto Moravia, Umberto Eco, Marco Pannella, Cesare Musatti, Dacia Maraini. I loro appelli, però, caddero nel vuoto.

“L’Italia non ricorda”, è una delle prime battute che ho dato ad Aldo Braibanti. Quando mi sono imbattuto nel “caso Braibanti”, mi è infatti sembrato singolare che di una pagina altamente istruttiva della nostra storia si parlasse così poco, e che fosse ricordata solo dai più adulti o dagli studiosi. Prezioso è stato per me il saggio di Gabriele Ferluga, “Il processo Braibanti”. Le lettere di Braibanti alla madre sono originali, e la poesia finale è dell’autore. Questa volta non ho voluto “inventare”: mi  sembrava che si dovesse trovare solo il giusto tono, un equilibrio tra satira di costume e dramma psicologico, per tenere insieme le parole degli avvocati – così violente – insieme alle loro tesi – così ridicole. Sono a tratti divertenti gli interrogatori e le arringhe, mentre sono agghiaccianti le dichiarazioni omofobiche dei cosiddetti “periti”. La mia conclusione è che il processo Braibanti fu una vicenda medioevale. Nel ’68, mentre il mondo si trasformava in un luogo meno repressivo, in Italia bastò una “cricca” di avvocati, di psichiatri e di preti, per trasformare una storia d’amore in un “Romeo e Giulietta” omosessuale, in cui i padri per punire i figli non esitano a denunciarli per “plagio” . (Massimiliano Palmese)

foto e video

Programmazione

Info Biglietti

posto unico non numerato € 10,00


333.1260425